Spesso, la nostra mente crea delle piccole trappole fatte di grovigli di pensieri poco piacevoli che vorremmo tenere lontano, ma che più ci sforziamo di cancellare più si rafforzano. Ad esempio, ti è mai capitato mentre aspetti un treno in stazione, di essere in prossimità della linea gialla e pensare “Chissà come sarebbe saltare mentre c’è un treno in arrivo”. Ed ecco, che nello stesso momento di quel pensiero, fai qualche passo indietro e ti guardi intorno, quasi con timore che qualcuno possa aver sentito il tuo pensiero.
Sono pensieri intrusivi e disturbanti, che ci possono far sperimentare vergogna, paura e disgusto. Uno studio condotto da A. Radomsky e colleghi ha mostrato che, in un campione di oltre 700 studenti universitari di 13 paesi diversi, il 94 % ha riferito di aver avuto, negli ultimi 3 mesi, un pensiero intrusivo. Quindi? Siamo tutti in pericolo?
Ossessioni e compulsioni
Per rispondere alla domanda precedente, no, non siamo tutti in pericolo. I pensieri disturbanti non sono in sè un problema, lo diventano quando ci fondiamo con essi e non riusciamo più a distaccarci; quando finiamo nella trappola e rimaniamo bloccati. Infatti, alla maggioranza delle persone capita di sperimentare pensieri un po’ ossessivi, opprimenti, che fanno sentire senso di colpa o vergona. Il vero problema ha inizio quando trattiamo quei pensieri come se fossero azioni realmente avvenute o come azioni da compiere per liberarcene. Ecco, è a questo punto che solitamente si associano le compulsioni, azioni che si compiono, compulsivamente appunto, per allontanare il problema. In realtà, così facendo, si finisce per assecondare i pensieri ossessivi, creando sempre maggiore disagio psicologico.
Ultimamente, forse più persone del solito, sono spaventate all’idea di perdere i propri cari a causa del Covid-19. Se il pensiero che possa capitargli qualcosa di brutto diventa particolarmente ricorrente e pressante, è possibile sentire la necessità di agire per tenere sotto controllo quel pensiero. Ad esempio, Piero, preoccupato che il padre possa ammalarsi e morire, inizierà a chiamare o a far visita al prorio caro più del solito, anche quando non avrebbe il tempo di farlo lo fa, influenzando negativamente la propria vita, gestendo male i propri impegni e finendo sfinito a fine giornata. Piero, si spinge talmente tanto oltre, da arrivare ad un numero immenso di chiamate / visite quotidiane (17) che gli servono a placare l’ossessione. Il costo per la propria vita, di tale circolo vizioso diventa troppo alto, e anche per il padre diventa sempre più difficile gestire l’oppresione e l’ansia del figlio Piero, che scarica su di lui.
Equilibrio
Il caso di cui ho scritto poco sopra, è un caso estremo, non per forza bisogna arrivare a 17 chiamate o visite per pensare che alcuni pensieri o azioni sono eccessivi e poco salutari. E’ sufficiente rendersi conto che ci sono pensieri che non ci stanno facendo vivere serenamenre per attuare misure preventive e di auto-aiuto psicologico. Qui sotto trovi alcune dritte.
SMETTI DI ESSERE IL TUO DITATTORE
Se ti trovi spesso tra pensieri intrusivi e fatichi a distaccartene, probabilmente hai dei tratti ossessivi che caratterizzano la tua personalità quindi, sei sempre pronto a criticarti, a dirti che avresti dovuto fare meglio e che NON DEVI fare così. Essere così rigidi può portare alla ricerca di un perfezionismo disumano e controproducente, talmente tanto da faticare ad accettare di avere anche solo dei pensieri un po’ strani o spiacevoli. Quando ti accorgi dei tuoi pensieri ossessivi o delle compulsioni è utile attuare tecniche di defusione, le quali ti allenano a non identificarti col tuo pensiero. Ad esempio, nel picco di tensione emotiva provocata dal pensiero ossessivo, puoi fermarti, dargli spazio e vivere le emozioni che ti sta facendo provare. Sentite quelle emozioni, puoi provare a dirti (anche ad alta voce), “Sto pensando che…” e, successivamente, che questo pensiero non dice chi sei ma semplicemente quello che in quel momento ti passa per la testa.
ESERCITA LA TUA LIBERTA’
Vivi la tua imperfezione e gioisci. Essere perfetti è impossibile, e poi… cosa significa essere perfetti? Solitamente dietro il bisogno di perfezione c’è il desiderio di accontentare qualcuno. Nel tuo caso chi è? A volte, ci fossilizziamo su pensieri spiacevoli e scomodi che fa la nostra mente, perchè li riteniamo particolarmente imperfetti, scorretti e li mettiamo sullo stesso piano delle azioni. Attenzione! Sii più indulgente e fai qualcosa di imperfetto nella tua settimana. Fallo appositamente. Non dico di fare qualcosa di autodistruttivo, ma se fai una torta prova a metterci l’olio invece che il burro, non mettere il sale nella pasta o scuocila.. e vedi che succede. Impara pian piano a sentirti imperfetto e ad accettare la mervaigliosa libertà che può derivarne.
Come dico sempre, ricordati che ci sono numerosi psicologi-psicoterapeuti che possono aiutarti in questo percorso, fare da soli non è obbligatorio 🙂
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Grazie, Marti.