“Non si dicono le bugie”. Qualcuno, quando eri piccolo, te lo ha mai detto? Magari a quel tempo raccontavi qualche bugia per ottenere il giochino che tanto desideravi o per scampare il rimprovero per la nota a scuola. Crescendo, le bugie cambiano forma, contenuto, tendono a farsi sempre più contorte e macchinose… d’altronde noi adulti siamo molto più complessi ed intricati dei bambini e così, anche quello che raccontiamo.

“Una bugia non avrebbe senso se la realtà non fosse percepita come pericolosa.”
                                                                                                                  Alfred Adler

Cosa ne pensi di questa affermazione? Io concordo. Penso che, anche nelle bugie più tristi, architettoniche, cattive, alla base, nel profondo, ci sia paura delle conseguenze della verità. Quindi, l’incapacità, in quel momento e per quella circostanza di sentirsi vulnerabili. Sì, se ci pensi quando decidiamo di essere sinceri, anche nelle piccole cose, decidiamo di esporre il nostro cuore alle intemperie. Decidiamo di assumerci il rischio. La bugia può rappresentare un temporaneo rifugio. Temporaneo sì, perchè in qualche modo può ritorcersi contro. Infatti, seppur nell’immediato una bugia possa sembrare comoda, nel lungo periodo diventa un circolo vizioso che ci intrappola nel suo tunnel, esponendoci a situazioni ancor più complesse da gestire.

Quando mentiamo?

Partendo dall’assunto del grande Adler, ovvero che alla base della bugia c’è la paura, possiamo identificare diverse  circostanze in cui si mente. Ad esempio possiamo raccontare una bugia per evitare di ferire una persona a noi cara. Quello che possiamo omettere può essere più o meno grave, dal mentire su come sta una maglietta alla vostra amica al non dire che non apprezzate più la sua compagnia. Si può mentire per avere un vantaggio, per evitare una punizione o un giudizio negativo, per ottenere qualcosa in cambio. Le bugie possono essere anche il mezzo utilizzato per recare danno ad altre persone, per ferire consapevolmente l’altro.

Ma le bugie più grandi, e spesso le più pericolose, le raccontiamo a noi stessi. Decidiamo di auto-ingannarci per sfuggire al dolore della verità. Ingenuamente pensiamo che evitando la verità dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti tutto si risolva. Inizialmente è così, ci abituiamo talmente tanto a convivere con quelle bugie che ci dimentichiamo della verità. Prima o poi però, nella vita accadono degli eventi, viviamo delle esperienze che smuovono la parte più profonda in noi, certe corde risuonano e non possiamo più reprimerle e coprirle di bugie. Dobbiamo ascoltarle. Quindi, partiamo sempre da noi, iniziamo ad essere sinceri con stessi prima di tutto.

Una bugia tira l’altra

Eh sì, sembra proprio che il nostro cervello e di conseguenza, le nostre emozioni si abituino a mentire. In questo modo più mentiamo più diventiamo bravi nel farlo. Non è una regola fissa, ma tendenzialmente accade proprio come negli allenamenti sportivi. Più ci alleniamo a correre un certo raggio di km più diventiamo bravi nel farlo.bugie

Infatti, il neuroscienziato Tali Sharot e colleghi, hanno svolto un esperimento presso l’University Collage di Londra che ha mostrato come più mentiamo, pù il cervello si abitua allo stress emotivo provocato dalla menzogna, rendendo più semplice il racconto della bugia successiva.

Quello che accade è che l’amigdala, regione del cervello coinvolta nell’elaborazione delle emozioni, man mano che una persona racconta bugie, indebolisce la sua risposta anche se le menzogne raccontate sono sempre più grandi. E’ come se le emozioni si raffreddassero, impedendo alle consuete reazioni della menzogna di far capolinea (rossore, sudore, dilatazione delle pupille ecc.).

Perchè crediamo alle bugie?

Possono essere variegati i motivi che ci portano a credere ad una menzogna. Spesso dipende da chi ce la racconta, quanto ci fidiamo di quella persona, il legame che c’è, l’argomento su cui venite presi in giro. Anche la nostra attenzione ha un ruolo importante, può essere meno vigile in quel momento, siamo particolarmente stanchi o rilassati e non facciamo caso alle contraddizioni di chi ci sta mentendo.

Curioso è quello che hanno scoperto alcuni ricercatori, tra cui George Lakoff ovvero, siamo particolarmente inclini ad accettare bugie che affermano la nostra visione del mondo. Quindi, se la bugia che ci viene raccontato sposa il nostro punto vista, siamo meno portati a renderci conto che in quel momento ci hanno mentito.

Un recente studio condotto da Briony Swire-Thompson, dottoranda in psicologia cognitiva all’Università dell’Australia occidentale, documentail fenomeno che ho appena descritto. Nel 2015 la Thompson e colleghi hanno presentato a circa 2000 adulti americani due dichiarazioni: ad alcuni è stata presentata la seguente affermazione, “I vaccini causano l’autismo”, ad altri quest’altra “Donald Trump ha affermato chei vaccini causano l’autismo. “ .

I risultati hanno registarto un accordo maggiore con l’affermazione (falsa) di D. Trump  rispetto all’altra, da parte di coloro che erano sostenitori politici del suo operato.

Successivamente, ai partecipanti è stata data una spiegazione sul perchè l’affermazione di Trump fosse falsa, per farlo è stato citato uno studio su larga scala che ha dimostrato che il legame causale tra vaccino e autismo era inesistente. Quindi, fu chiesto loro di rivalutare l’affermazione di Trump. A questo punto i partecipanti rivalutarono l’affermazione come falsa, ma chiedendo loro, a distanza di una settimana dall’esperimento se ritenevano vero o falso quanto detto da Donald, la maggioranza continuava comunque a sposare quanto detto dal presidente.

Pazzesco, lo so.


E tu che esperienza hai con le bugie?

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Aspetto la tua PsicoRiflessione 😉


Materiale di approfondimento:

Y. Bhattacharj, 2017. Why We Lie: The Science Behind Our Deceptive Ways. National Geographic Magazine.


Grazie, Marti.

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